BIOLOGIA/
METODI DI LOTTA:
ORIGINE
E DIFFUSIONE
La
processionaria del pino è un Lepidottero della famiglia dei Taumetopeidi.
Defogliatore di notevole importanza per la selvicoltura dei paesi
del bacino Mediterraneo, soprattutto laddove sono stati realizzati
estesi rimboschimenti di pini per produzione legnosa, difesa del
suolo o valorizzazione turistica. Si tratta, inoltre, di un insetto
di rilevanza sanitaria, in quanto la diffusione dei peli urticanti
delle larve è causa frequente di danni diretti alle persone. In
Italia, l'importanza della specie è strettamente legata alla diffusione
degli imboschimenti di pino nero fuori areale (al di fuori delle
zone endemiche) e in monocoltura
MORFOLOGIA
Uovo:
le uova sono riunite in caratteristiche ovature disposte a manicotto
intorno agli aghi di pino.
Larva:
le larve giovani, prive di peli urticanti fino al terzo stadio,
sono di colore bruno rossastro. Le larve mature, lunghe
fino a 40 mm, hanno il capo nero e il corpo molto peloso di color
grigio ardesia con ciuffi di peli color bruno aranciato. I peli
urticanti delle larve sono collocati entro ripiegamenti del tegumento
(tessuto di rivestimento) e vengono liberati, disperdendosi nell’aria,
quando l’insetto viene disturbato.
Crisalide:
la crisalide è contenuta in un bozzolo sericeo di forma ovale.
Adulto:
gli adulti sono farfalle notturne con apertura alare di 30 mm
circa nei maschi e 40 mm circa nelle femmine e corpo fittamente
coperto di piccoli peli. Le ali anteriori sono di color grigio
scuro, mentre quelle posteriori sono biancastre con piccola macchia
scura al margine inferiore.
CICLO
BIOLOGICO, DANNI E TECNICA DI LOTTA
La
processionaria attacca tutte le specie di pino, con preferenza
per il pino silvestre, compresi pini esotici e cedri, soprattutto
in giovane età e su terreni poveri ed asciutti. L’insetto
sverna allo stadio di larva di terza e quarta età entro nidi sericei
caratteristici, intessuti sui rami nelle zone più esposte al sole.
In primavera, le larve riprendono l’attività alimentandosi con
aghi di pino. Esse, generalmente, sono attive di notte, mentre
di giorno si trattengono al riparo nel nido; successivamente,
sempre in primavera, iniziano a spostarsi da una pianta all’altra,
dando luogo a caratteristiche processioni, durante le quali emettono
un filo sericeo che funge da traccia consentendo poi loro di tornare
al nido.
In
questo periodo le larve sono molto voraci e causano gravi defogliazioni.
Giunte a maturità, esse formano le processioni di incrisalidamento
che avviene a 10-15 cm di profondità. Parte delle crisalidi da
luogo agli adulti in luglio-agosto, mentre parte può rimanere
in diapausa (un “letargo”) per periodi più o meno lunghi.Le femmine ovidepongono sugli aghi in manicotti il cui numero
di uova può variare dalle 100 alle 280 (la numerosità indica l’entità
della popolazione futura).Le larvette nascono a fine
agosto-settembre a subito si alimentano con gli aghi causando
danni contenuti. Già in questo periodo iniziano a tessere nidi
provvisori di dimensioni modeste, parte dei quali è destinata
a divenire, verso la fine di ottobre, rifugi invernali definitivi
entri i quali trovano posto anche centinaia di larve provenienti
da ovature diverse.
I
danni causati dalla processionaria presentano aspetti diversi.
La forte defogliazione dei pini può determinare una sensibile
riduzione di accrescimento, ma solo di rado provoca la morte delle
piante. In ambito urbano e nelle località turistiche, oltre a
valutazioni di natura estetica, si rende necessario intervenire
per problemi di salute pubblica.

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ADULTO
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CRISALIDE
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LARVA
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UOVO
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METODI
DI LOTTA
FITOFAGO |
DOSE
D'IMPIEGO volume normale (ml/kl) |
EPOCA
D'IMPIEGO |
Processionaria
del Pino (Thaumatopea pityocampa) |
30
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Fine
Agosto- Settembre in presenza di larve di I°-II° Stadio |
L’impiego
dei nostri prodotti consente di ovviare alla maggior parte degli
aspetti negativi che si verificano con l’impiego dei mezzi di
lotta qui di seguito elencati:
Lotta biologica (Bacillus thuringiensis
var. Kurstaki):
·
i
trattamenti devono essere effettuati durante le ore serali per
preservare l’effetto insetticida del preparato, notoriamente ostacolato
dai raggi solari (rallentamento dei lavori di disinfestazione
e conseguente pericolo, nei grossi centri urbani, di ritardi nell’epoca
di interventi);
·
l’efficacia
dell’intervento è strettamente correlata alla presenza di larve
in giovane età al momento del trattamento;
·
scarsa
persistenza, azione solo per ingestione elevata suscettibilità
alle condizioni climatiche avverse (vento, pioggia);
·
frequente
necessità di ripetere l’intervento a distanza di 10 – 15 giorni
per riuscire a coprire il rischio di una schiusa scaglionata delle
uova (bruco americano).
Lotta
chimica con Piretroidi di sintesi (deltametrina, tetrametrina,
ecc.):
·
agiscono
per ingestione e per contatto anche sulle larve adulte con effetto
immediato e, a seconda del formulato, con relativa bassa tossicità
per l’uomo e gli animali domestici. Tuttavia non risultano essere
selettivi verso l’entomofauna utile (insetti parassitoidi e predatori)
e verso gli insetti pronubi (api).
Lotta
endoterapica (iniezioni con acephate imidacloprid):
·
necessità
di anticipare il trattamento rispetto alla comparsa dell’insetto;
·
frequente
difformità d’azione (limitato controllo nella parte basale della
pianta);
·
necessità
di praticare dei fori nel tronco che diventano potenziali vie
preferenziali di ingresso per vari patogeni, soprattutto nel caso
di ritardata o nulla cicatrizzazione (cancro colorato del platano).
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